Ritorna il Giro d’Abruzzo: scalatori e corridori esplosivi allo scoperto

A diciassette anni dall’ultima edizione disputata nel 2007 (vittoria in maglia Aurum Hotels del marchigiano Luca Ascani) il Giro d’Abruzzo torna in calendario e lo fa con un’edizione, quella in programma dal 9 al 12 aprile prossimi, che si annuncia spettacolare e impegnativa

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Spettacolare perché, spaziando dal mare alle montagne dell’Appennino non dimenticando gli spigolosi colli dell’entroterra, il tracciato della breve corsa a tappe abruzzese (riesumata in corso d’opera per sostituire nelle stesse date il Giro di Sicilia) offrirà una panoramica di alcune delle più note bellezze paesaggistiche del territorio dando, in questo modo, ampia visibilità a una regione, per usare le parole spese in sede di presentazione dall’Amministratore Delegato di RCS Sport Paolo Bellino, “ricca di storia e tradizione”.

La contemplazione e la scoperta delle meraviglie locali (visibili anche grazie alla copertura televisiva in diretta che Rai ed Eurosport offriranno nella circostanza) non dovrà però far passare in secondo piano la lotta per i successi parziali e la conquista della maglia azzurra di leader della classifica generale, obiettivi che i partecipanti si giocheranno lungo un percorso esigente e selettivo, disegnato per esaltare grimpeur e corridori dal profilo esplosivo. Da Vasto a L’Aquila, infatti, saranno oltre 9.500 i metri di dislivello complessivo che i contendenti saranno chiamati a superare nelle quattro giornate di gara, un dato non indifferente che gli organizzatori hanno voluto proporre per far sì che la corsa possa costituire, a tutti gli effetti, un valido e allenante banco di prova in vista del prossimo Giro d’Italia che da queste parti transiterà in occasione dell’8ª e dell’11ª tappa in programma rispettivamente l’11 e 15 maggio.

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Le insidie non mancheranno già nella prima frazione, la Vasto-Pescara di 161 chilometri, visto che, prima della probabile conclusione allo sprint, gli atleti dovranno misurarsi con un profilo piuttosto ondulato, risultato della presenza, lungo la via, delle ascese a Fossacesia, Guardiagrele, Chieti (valida come GPM) e Spoltore (questa a 12.6 km dal traguardo), brevi erte che, pur affaticando le gambe, non dovrebbero impedire al gruppo di giungere sul traguardo a ranghi (abbastanza) compatti.

Il giorno successivo, nella Alanno-Magliano de’ Marsi sempre di 161 km, la volata potrebbe essere appannaggio di un numero inferiore di contendenti per effetto non tanto della dura salita di Monte Urano e del suo proseguimento verso Forca Caruso nella parte iniziale della tappa quanto, piuttosto, della scalata al Valico di Fonte Capo La Maina (lunga in totale una dozzina di chilometri) che ai -15 potrebbe selezionare il plotone e, addirittura, ispirare l’azione solitaria di qualche coraggioso finisseur.

Se ad ogni modo per gli uomini da salita questo finale dovesse rivelarsi troppo morbido, nella Pratola Peligna-Prati di Tivo (163 km) di giovedì 11 aprile gli scalatori avranno modo di rifarsi con gli interessi prendendosi di forza il proscenio. La strada verso il Valico della Forcella, Campo Felice e, soprattutto, quella che porterà la carovana a Croce Abbio (8.1 km al 4.7%) e all’arrivo in salita di Prati di Tivo (14.6 km al 7%, max 12%) chiama infatti allo scoperto i corridori capaci di esaltarsi e fare la differenza in montagna, terreno questo sul quale, nella terza tappa, è verosimile possa delinearsi in modo pressoché definitivo anche la classifica generale.

Qualora invece la graduatoria dovesse essere ancora in bilico, bisognerà osservare con grande attenzione cosa accadrà nell’ultima decisiva frazione, la Montorio al Vomano-L’Aquila di 169 chilometri. Qui, quasi senza un attimo di respiro, i corridori saranno chiamati ad affrontare in successione una sfilza di strappi arcigni e brevi salitelle che, insieme, sicuramente si faranno sentire nelle gambe dei protagonisti. Stimolando in particolare resistenza ed esplosività, Cermignano, Crocetta Santa Maria, Penne, Forca di Penne, Castel del Monte e Calascio, sommate tra loro, andranno progressivamente a svuotare il serbatoio dei big in gruppo i quali

dovranno essere bravi a lasciarsi qualche cartuccia per il finale dove, dopo il dentello di Acquasanta, è probabile che nei 1.110 metri conclusivi all’insù (7.5% la pendenza media, 11% la massima) vada in scena l’ultimo scoppiettante testa a testa.

Consumato quest’ultimo, arriverà quindi, finalmente, il momento degli applausi, dei brindisi, delle congratulazioni e per qualcuno, come in ogni corsa che si rispetti, anche quello dei rimpianti, della frustrazione e dell’amaro in bocca, tutte dinamiche che una terra legata al ciclismo come quella abruzzese conosce, ha già sperimentato ma che, in attesa del Giro d’Italia a maggio e del Giro d’Italia Women a luglio, avrà indubbiamente piacere a vivere e assaporare una volta di più.

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